Stress e Salute Fisica

 

Per introdurre il tema di questo articolo, voglio prendere in prestito le parole che Giulia, l’illustratrice che ha realizzato il disegno che trovate in copertina, ha utilizzato per descrivere ciò che vi è rappresentato; sul suo profilo di Instagram, disegna questi “miniomini”, per rappresentare i suoi pensieri e le sue emozioni.

Ecco ciò che mi aveva raccontato: “Ho pensato a un miniomino con dei cerotti, per rappresentare lo stress che lascia piccole ferite che arrivano però a essere tante, si sommano e quindi lasciano l’individuo pieno di crepe”.

Trovo che queste sue parole riassumano in modo splendido e poetico gli effetti che una situazione stressante, soprattutto quando ripetuta e prolungata nel tempo, può avere sulla salute fisica di una persona.

Secondo la Teoria della Sindrome Generale di Adattamento di Selye, infatti, la reazione a un evento stressante si sviluppa in tre fasi: la fase di allarme, la fase di resistenza e la fase di esaurimento.

Lo sapevi che c’è un’area specifica del nostro cervello che riconosce le caratteristiche dell’allarme e della paura, interpretando una situazione come potenzialmente pericolosa o stressante?

Quest’area cerebrale è l’ipotalamo, posizionato in una zona centrale, tra i due emisferi dell’encefalo. Quando il cervello interpreta una situazione come pericolosa, durante la fase di allarme, l’ipotalamo invia messaggi neurali a tutto il sistema nervoso e a tutto il corpo, attivando il sistema nervoso autonomo e il sistema endocrino.

Il sistema nervoso autonomo è costituito da una rete di fibre nervose che collegano il sistema nervoso centrale (encefalo e midollo spinale) a tutti gli organi del corpo, intervenendo nel controllo delle attività involontarie di tali organi, come ad esempio la respirazione, il battito cardiaco, o la pressione sanguigna; esso comprende il sistema nervoso simpatico e il sistema nervoso parasimpatico. Il sistema endocrino, invece, comprende tutte le ghiandole localizzate in tutto il corpo.

Quindi, cosa succede quando ci troviamo in una situazione stressante o di pericolo? L’ipotalamo attiva il sistema nervoso simpatico, un insieme di fibre deputate al controllo dell’attivazione fisiologica, ossia accelerazione del battito cardiaco, aumento della sudorazione e della respirazione, oltre ad altri cambiamenti che noi percepiamo come paura o ansia. Inoltre, vengono stimolati direttamente o indirettamente gli organi bersaglio (es. cuore) e viene prodotta l’adrenalina, che va ad agire sui muscoli, producendo un ulteriore senso di allarme o di paura. Tali sensazioni, possono essere prodotte anche dall’attivazione di una seconda via, ossia l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, attraverso la quale vengono stimolati altre ghiandole e organi.

In seguito all’attivazione fisiologica, nella cosiddetta fase di resistenza, l’individuo è chiamato a gestire la minaccia, affrontandola, oppure evitandola. Tale reazione viene definita fight-or-flight (reazione di attacco o fuga).

Infine, quando la percezione del pericolo è passata, un secondo gruppo di fibre del sistema nervoso autonomo, ossia il sistema nervoso parasimpatico, riporta i processi fisiologici alla loro attività normale. Quest’ultima viene definita fase di esaurimento.

Qual è l’impatto che può avere lo stress sul nostro corpo e sulla nostra salute fisica?

Secondo la teoria di Selye, situazioni stressanti ripetute o prolungate nel tempo possono avere importanti effetti sulla salute fisica e sull’attività cerebrale di un individuo e portare alla sindrome generale di adattamento.

Uno degli effetti dello stress cronico sul nostro cervello, ad esempio, è l’aumento dell’attività e delle connessioni neuronali dell’amigdala, la struttura deputata al controllo delle emozioni come la paura. Un’altra area a risentirne è l’ippocampo, ossia la parte di cervello associata alle capacità di apprendimento, di memoria e di controllo dello stress. Infine, essere sottoposti per un periodo di tempo prolungato a eventi stressanti può portare alla riduzione delle dimensioni del cervello, sia della corteccia prefrontale (area che regola le capacità di attenzione e concentrazione, oltre che le capacità di problem solving), sia dell’ippocampo.

Ecco perché tra i sintomi cognitivi più comuni dello stress possiamo citare: difficoltà nell’apprendimento di nuove informazioni, difficoltà di memoria, difficoltà di attenzione e concentrazione.

Ci sono poi una serie di disturbi fisici, come ulcere, asma, dolori muscolari, insonnia, cefalea, ipertensione o amenorrea, che possono essere correlate con uno stress cronico. Oltre che sintomi di tipo emotivo come rabbia eccessiva, ansia, depressione, attacchi di panico, e sintomi comportamentali (es. aggressività, disfunzioni sessuali, disturbi dell’alimentazione, abuso di sostanze, ecc).

Cosa fare quindi se lo stress diventa incontrollabile?

Il mio consiglio è quello di rivolgersi a dei professionisti, in un’ottica di prevenzione e di cura. Non solo a professionisti della salute mentale (es. psicologo o psicoterapeuta), ma anche a medici qualora si avvertissero alcuni sintomi fisici.

Non avere paura di chiedere aiuto, non farti influenzare da pregiudizi o dalla paura del giudizio altrui. Hai tutto il diritto di prenderti cura di te stess*.

Se hai bisogno di informazioni riguardo servizi attivi, o professionisti a cui rivolgerti, contattami.

 

Bibliografia: Comer, R. J. (2011), Psicologia Clinica. UTET Università

Illustrazione realizzata da io.unagiulia

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