Visita guidata al Museo “Le Nuove” a Torino

Se volete andare in pellegrinaggio nei luoghi in cui è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati.
– P. Calamandrei

Il Museo del Carcere “Le Nuove” ha sede in via Paolo Borsellino 3 a Torino. Lo abbiamo visitato con le classi terze della scuola secondaria di primo grado e mi sento di consigliarne la visita, come luogo di memoria, all’interno di un percorso di storia o di educazione civica

La sede è l’ex carcere di Torino, denominato appunto “Le Nuove”, che venne costruito alla fine dell’Ottocento e utilizzato fino al 1986; in tale data venne poi sostituito definitivamente con l’attuale carcere della città. 

Le visite all’interno del museo sono organizzate dall’Associazione di volontari “Nessun uomo è un’isola ONLUS“, di cui potete leggere tutte le info qui. Prima di varcare il cancello, la guida ci ha tenuto a fare una premessa: stavamo per entrare in un luogo di sofferenza, era importante comprenderlo e affrontare la visita con la dovuta serietà.

Il percorso museale inizia con la strada di ronda, dove vengono ricordati i partigiani morti durante la Resistenza.

Siamo poi entrati all’interno del carcere. Fausto, la nostra guida, ci ha introdotto al luogo facendoci una semplice domanda: “Sapete quante volte aprite e chiudete una porta durante la giornata?”. L’obiettivo era quello di farci riflettere su quanto un’azione che per noi è scontata, in un carcere assume tutto un altro significato. Tuttora, i detenuti vengono completamente privati della loro libertà

Siamo quindi entrati nella sezione femminile, dove siamo venuti a conoscenza di un altro aspetto drammatico della vita in carcere: la deprivazione anagrafica. A ogni persona vengono sequestrati gli effetti personali, tagliati i capelli e assegnato un numero identificativo. 

La visita prosegue e ci ritroviamo in un lunghissimo corridoio, con cancelli, sbarre e piccole celle ai lati, dove venivano rinchiuse le donne e talvolta anche i loro bambini. Qui abbiamo il privilegio di conoscere la signora Adriana Cantore, che fu incarcerata insieme alla mamma e alla nonna quando aveva solamente 13 mesi durante la Seconda Guerra Mondiale, e ascoltare la sua testimonianza (qui ne trovate un estratto).

Abbiamo poi proseguito la visita, attraversando i luoghi nei quali i partigiani vennero torturati dalle SS durante il nazi-fascismo e dove i condannati a morte vissero gli ultimi drammatici giorni della loro vita. 

Spero che questo articolo vi sia piaciuto e sia d’ispirazione. Per me sono tematiche molto calde, soprattutto pensando che mio nonno combattè nella resistenza per un paese migliore. 

Credo che i giovani debbano conoscere questi aspetti della storia italiana e custodirli per il loro futuro. E’ sicuramente un’uscita didattica impegnativa: la visita è molto toccante e necessita di essere affrontata con curiosità, ma anche tanta serietà. 

Sul sito del museo potete trovare tutte le informazioni per la prenotazione. 

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