“La paura è un’emozione, che a volte può essere spiacevole, che ti aiuta a non fare certe cose. Ad esempio, ti aiuta a evitare potenziali pericoli e ostacoli. Le reazioni alla paura possono essere: cercare di evitare il pericolo, o bloccarsi di fronte ad esso, oppure provare ad affrontarla. Quindi, la paura è un sentimento buono, che ci aiuta a crescere.“
– la classe 1A
Tra febbraio e marzo, a scuola abbiamo parlato di emozioni e in particolare della paura. In questo articolo voglio raccontarvi come io e i colleghi abbiamo strutturato questo percorso, il cui obiettivo era quello di conoscere meglio questa emozione, che spesso ci dà fastidio e ci è un po’ antipatica.
Per capire meglio cosa siano le emozioni in generale, abbiamo proposto ai ragazzi la visione del film “Inside Out” su Disney Plus.
Esso racconta la storia di Riley, una bambina di 11 anni che vive nel Minnesota, e delle sue emozioni primarie: gioia, tristezza, paura, rabbia e disgusto, ognuna delle quali ha una funzione importante. Gioia la aiuta ad essere felice, Paura la protegge dai pericoli, Rabbia fa sì che non subisca ingiustizie, Disgusto impedisce che venga contaminata (fisicamente e socialmente), mentre Tristezza deve ancora capire il suo ruolo nella storia. Ogni volta che la bimba vive un’esperienza e crea un ricordo, una delle cinque emozioni contraddistingue quel ricordo; tutti i ricordi principali di Riley fino a quel momento sono felici. La storia cambia quando la famiglia è costretta a trasferirsi a San Francisco, per via del lavoro del papà di Riley. Ecco che, anche Tristezza inizia a cercare di farsi strada nel cuore della bambina (es. nei momenti di malinconia per la vita precedente), ostacolata in tutti i modi da Gioia. Solamente alla fine, le altre emozioni capiranno l’importanza di Tristezza, la accetteranno e non cercheranno più di nasconderla.
Attraverso la visione di questo film, abbiamo imparato che tutte le emozioni sono importanti e servono a qualcosa per la nostra vita e che dobbiamo imparare a gestirle e a dialogarci, anche quando è complicato.
Successivamente, ho portato in classe il “Barattolo delle paure”. I ragazzi potevano riempirlo autonomamente con dei bigliettini anonimi, su cui dovevano scrivere le loro piccole o grandi paure; ogni venerdì avremmo iniziato la giornata pescandone qualcuno e condividendo pensieri e riflessioni su questa emozione.
La prima settimana il barattolo è rimasto vuoto. Quindi abbiamo provato a riflettere insieme su questo aspetto della paura, ossia che spesso viene vista come una debolezza e, pertanto, deve essere tenuta nascosta agli altri. Dopo aver normalizzato questa emozione, capendone l’importanza nella nostra vita, hanno preso coraggio e pian piano il barattolo si è riempito di bigliettini.
Tra le paure più frequenti ci sono state: la paura di andare in guerra, la paura dei ragni, la paura di rimanere soli, la paura di sbagliare, la paura del giudizio. Questo esercizio ha fatto capire loro l’importanza di condividere con gli altri le proprie paure e che anche gli altri potrebbero sentirsi nello stesso modo in situazioni simili.
Un venerdì mattina ho letto loro un passaggio del libro “Io e il Mostro” di Roberta Guzzardi, nel quale una ragazzina dialoga con un simpatico mostro azzurro, che riassumeva bene le nostre riflessioni.
“La ragazzina rappresenta tutti noi alle prese con le difficoltà, i dilemmi e i problemi della vita. Si pone delle domande, fa scelte sbagliate, si incasina ma, soprattutto, dialoga con il suo Mostro, alla ricerca di risposte che diano un senso al caos esistenziale con il quale si scontra. E lui, il suo mostro, rappresenta quella parte di noi che facciamo fatica ad accogliere, l’insieme di quelle cose che di noi stessi odiamo e che vorremmo non avere o non vedere (es. paure), ma che nasconde la saggezza e l’ispirazione che ci sono in realtà necessarie per barcamenarci meglio fra gli altri e bassi della vita, per fare del bene e per trovare la nostra strada.”
Per concludere il percorso, insieme alla collega di arte, abbiamo proposto ai ragazzi di dare forma alle loro paure. La consegna era quella di creare una forma sul foglio, che per loro rappresentasse al meglio questa emozione (es. quadrato, cerchio, oppure una “non forma”). Dovevano poi tagliarla e disegnare al suo interno la loro più grande paura. Nelle foto potete vedere qualcuno dei loro lavori, ma erano davvero uno più bello dell’altro!
Spero davvero che questo viaggio nelle paure vi sia piaciuto e che possa essere di ispirazione!